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Sei nelle mie parole: una scrittrice rievoca la sorella stroncata dal cancro

Sei nelle mie parole_Sovra.inddÈ il 7 febbraio 2012. Dopo sei anni di strenua lotta contro il cancro, Franziska muore all’età di 46 anni, lasciando una famiglia che l’adorava e che ha combattuto senza mai risparmiarsi in tutto questo periodo: due figli, il marito Christian, gli anziani genitori e un nugolo di animali che amava. A piangere la sua perdita, c’è anche la sorella maggiore, più grande di poco più di un anno. Si chiama Charlotte Link. È una delle scrittrici tedesche più note. I suoi thriller psicologici hanno venduto milioni di copie in Germania e in tutto il mondo, Italia compresa.

«Quando tutto questo sarà passato, devi raccontarlo in un libro!», Franziska le diceva nel corso della sua malattia. E Charlotte ha mantenuto la parola: per la prima volta, ha abbandonato il suo genere narrativo abituale per scrivere un memoir. Sei nelle mie parole (il cui titolo tedesco è Sei anni. Il commiato da mia sorella) esce ora anche in italiano, tradotto da Gabriella Pandolfo e pubblicato da Corbaccio. È un libro straziante, il racconto di un calvario in cui si alternano dolore e speranza, rabbia e impotenza di fronte al male più oscuro che la medicina non è in grado di debellare. L’autrice ci ha messo due anni, dopo la scomparsa di Franziska, per riuscire a mettere su carta un’esperienza così dolorosa. “Scrivere questo libro è stato un modo per rimettere ordine dentro di me. Rappresenta una parte della mia personale strategia di elaborazione”, scrive nella prefazione, a conferma dell’enorme potere terapeutico che può avere la scrittura autobiografica.

Per sei anni, Charlotte ha vissuto da vicino il dramma della sorella, alla quale era affezionatissima. “Eravamo così intimamente legate che da quando non ci sei più mi sento come amputata”, scrive. Erano amiche, confidenti, complici. Franziska era la persona sulla quale Charlotte sapeva di poter sempre contare, in qualsiasi momento della vita. I genitori sarebbero scomparsi, prima o poi, come vuole la legge della vita; i mariti possono non esserci più e i figli sono destinati a volare via dal nido. Ma Charlotte e Franziska sarebbero rimaste sempre unite e avrebbero magari affrontato la vecchiaia insieme.

La ruota del destino, però, ha girato in un modo diverso per la bella Franziska, gioiosa, sportiva e piena di vitalità. A 23 anni si ammala di linfoma di Hodgkin. Radioterapia e chemioterapia la guariscono, ma seminano nel suo corpo il germe del male che si risveglia intorno ai quarant’anni, quando Franziska è una mamma serena, con due bambini e una vita appagante. Il cancro bussa alla sua porta per portarle via tutto questo.

È davvero sfortunata. Il male colpisce l’intestino, i polmoni, le debilita lo stomaco. Franziska lotta con tenacia, supera una crisi, e appena cerca di riprendersi si prospetta un’altra ricaduta. Nel suo racconto, Charlotte Link rievoca non solo il coraggio della sorella, ma anche l’alleanza di tutta la famiglia che si mobilita senza tregua per aiutare la donna, in una classica situazione che chi ha vissuto il burn out da familiare con paziente grave o cronico non stenterà a riconoscere.

Colpisce anche la severa critica di Charlotte Link nei confronti degli ospedali, dei medici e del personale sanitario tedesco nei lunghi anni di sofferenza di Franziska. Dottori spesso senza un briciolo di empatia e di umanità nei confronti del malato, al quale vomitano in faccia diagnosi che a volte si rivelano sbagliate e pronostici di morte imminente. Infermieri scortesi e insensibili nei confronti dei bisogni del malato. Ma anche qualche professionista, per fortuna, competente, disponibile e capace di considerare il malato non come “un polmone” o “un intestino”, ma come una persona.

Non è un libro facile, questo di Charlotte Link, ma è una storia densa di umanità, di amore e di coraggio. Un memoir che ci aiuta a capire quanto la vita di una persona muta di fronte alla malattia e quanto, anche per i familiari, la gerarchia dei problemi precedenti alla tragedia – dai dissidi in ufficio a qualche screzio in casa – si ribalti di fronte alla gravità del male che mina il bene più prezioso, la salute, che troppo spesso diamo per scontata.

Maria Tatsos (pubblicato anche su Elle.it)

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