Come avrete visto dal link di lato, sabato 8 e domenica 9 giugno io e Marina Visentin saremo in un agriturismo della Valsassina, immerse nella quite dei monti e circondate dalla natura, a parlare di scrittura di viaggio. Un’avventura che ci porterà – pur rimanendo fisicamente a due passi dalle Grigne – in giro per i cinque continenti. A seguire i racconti di viaggi dei nostri corsisti, ma anche a caccia dei ricordi e dei memoir lasciati in 3000 anni di storia scritta da uomini e donne che hanno osato sfidare l’ignoto.
Mi pregusto già il piacere e la gioia molto personali di rievocare questi personaggi che hanno fatto la Storia. Se il Globo del XXI secolo non più segreti, ci abbiamo messo un paio di millenni a creare quei percorsi, quelle rotte che oggi copriamo comodamente in poche ore con un volo low cost, ma costarono la vita a navigatori, esploratori, mercanti, avventurieri…
A loro sono profondamente grata, perché il mio amore per la scrittura di viaggio – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – non è nato viaggiando, bensì leggendo. Il viaggio di scoperta per me è arrivato dopo, molto dopo. Il mio innamoramento per la scrittura di viaggio risale alla scuola elementare. Avevo otto anni quando la mia classe vinse un premio dell’Amministrazione provinciale di Como per un lavoro – che francamente non ricordo più – pubblicato sul nostro giornalino di classe. Quella vittoria fu compensata dal regalo, a ogni bambino, di un libro per ragazzi, scelto a caso dal nostro “premiatore”. Ad alcune mie compagne e compagni capitarono Piccole Donne, David Copperfield o I ragazzi della via Paal. Nelle mie mani, invece, finì un’edizione rielaborata e semplificata per bambini de Il Milione di Marco Polo.
Fu un segno del destino. Quella lettura accese per sempre la mia curiosità per l’Asia, ma anche per le storie di viaggi. Mi immaginavo alla sera, seduta a letto con il mio libro, quel mercante veneziano che girava per le strade di Pechino, già da allora tutta piena di cinesi (ma chi erano i cinesi? allora si vedevano solo alla televisione!). Sognavo le ricchezze della corte del Gran Khan, i tessuti bellissimi e i gioielli. E me lo vedevo a cavallo per quell’immenso Impero, che aveva faticato tanto a raggiungere. Insomma, grazie alle sue parole, Marco era diventato un amico immaginario, capace di farmi viaggiare con la fantasia in terre lontane. Come riuscì poi a fare Emilio Salgari, più tardi, portandomi nelle foreste della Malesia.
Da allora, sono passati quattro decenni in cui ho letteralmente divorato più libri di viaggio di quanto abbia realmente viaggiato. E queste letture non mi hanno mai tradita.
Maria Tatsos