Archivi del mese: Maggio 2013

Tutta colpa di Marco Polo…

marco polo

Come avrete visto dal link di lato, sabato 8 e domenica 9 giugno io e Marina Visentin saremo in un agriturismo della Valsassina, immerse nella quite dei monti e circondate dalla natura, a parlare di scrittura di viaggio. Un’avventura che ci porterà – pur rimanendo fisicamente a due passi dalle Grigne – in giro per i cinque continenti. A seguire i racconti di viaggi dei nostri corsisti, ma anche a caccia dei ricordi e dei memoir lasciati in 3000 anni di storia scritta da uomini e donne che hanno osato sfidare l’ignoto.

Mi pregusto già il piacere e la gioia molto personali di rievocare questi personaggi che hanno fatto la Storia. Se il Globo del XXI secolo non più segreti, ci abbiamo messo un paio di millenni a creare quei percorsi, quelle rotte che oggi copriamo comodamente in poche ore con un volo low cost, ma costarono la vita a navigatori, esploratori, mercanti, avventurieri…

A loro sono profondamente grata, perché il mio amore per la scrittura di viaggio – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – non è nato viaggiando, bensì leggendo. Il viaggio di scoperta per me è arrivato dopo, molto dopo. Il mio innamoramento per la scrittura di viaggio risale alla scuola elementare. Avevo otto anni quando la mia classe vinse un premio dell’Amministrazione provinciale di Como per un lavoro – che francamente non ricordo più – pubblicato sul nostro giornalino di classe. Quella vittoria fu compensata dal regalo, a ogni bambino, di un libro per ragazzi, scelto a caso dal nostro “premiatore”. Ad alcune mie compagne e compagni capitarono Piccole Donne, David Copperfield o I ragazzi della via Paal. Nelle mie mani, invece, finì un’edizione rielaborata e semplificata per bambini de Il Milione di Marco Polo.

Fu un segno del destino. Quella lettura accese per sempre la mia curiosità per l’Asia, ma anche per le storie di viaggi. Mi immaginavo alla sera, seduta a letto con il mio libro, quel mercante veneziano che girava per le strade di Pechino, già da allora tutta piena di cinesi (ma chi erano i cinesi? allora si vedevano solo alla televisione!). Sognavo le ricchezze della corte del Gran Khan, i tessuti bellissimi e i gioielli. E me lo vedevo a cavallo per quell’immenso Impero, che aveva faticato tanto a raggiungere. Insomma, grazie alle sue parole, Marco era diventato un amico immaginario, capace di farmi viaggiare con la fantasia in terre lontane. Come riuscì poi a fare Emilio Salgari, più tardi, portandomi nelle foreste della Malesia.

Da allora, sono passati quattro decenni in cui ho letteralmente divorato più libri di viaggio di quanto abbia realmente viaggiato. E queste letture non mi hanno mai tradita.

Maria Tatsos

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Le ricette di Alice: gastronomia e memoir

TOKLAS_I biscotti

“Qual è il primo cibo che ricordate , che magari ricordate di aver visto se non mangiato? Be’, il primo cibo che ricordo io, dagli anni della mia infanzia a SAn Francisco, all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, è quello della prima colazione: frumento frantumato con zucchero e panna, granturco macinato con melassa e farina col miele. Subito dopo, ricordo con gran chiarezza le frittelle soufflé, decisamente poco indicate per la dieta di un bambino. Nora, la cuoca di mia madre, per fortuna restò con noi abbastanza a lungo perché anch’io potessi gustare le sue frittelle. Ci lasciò a quasi quarant’anni per sposare un operaio ben pagato e produsse ben cinque o sei figli. Maggie, la bambinaia, andò a trovarla, e tornò con l’incredibile notizia che Nora, la cuoca eccezionale, nutriva tutta la famiglia, compreso il bambino più piccolo, con cibo in scatola. Precorse i tempi”.

Questo brano è tratto da I biscotti di Baudelaire  di Alice B. Toklas (Bollati Boringhieri, traduzione di Marisa Caramella, € 16.50).

Questo volume è  un ibrido bizzarro ma piacevole fra un libro di ricette e un memoir, dove la cucina è strettamente intrecciata con la vita di Alice e della sua compagna Gertrude Stein. Entrambe americane, giunsero a Parigi dall’inizio del Novecento. Insieme animarono un quotato salotto letterario, frequentato da artisti come Picasso e Matisse. Alice dietro le quinte, a dirigere domestici e cuochi e a garantire un’ospitalità sempre all’altezza del loro stile di vita. Gertrude, invece, era l’intellettuale, la guru degli artisti, la collezionista di quadri, la scrittrice d’avanguardia, carismatica e autoritaria. Un ménage perfetto, interrotto solo dalla scomparsa di Gertrude nel 1946. Alice visse più a lungo, fino al 1967 e si spense all’età di 90 anni. Ma la sua vita finisce idealmente – come la sua autobiografia What is remembered (1963) – con la morte della sua amica e amante.

M.T.

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